Povertà energetica e salute, accordo tra RSE e Osservatorio Epidemiologico di Torino.

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Nonostante il COVID-19, l’attività di ricerca sulla Povertà Energetica di RSE non si ferma: ad aprile è stato siglato un importante accordo di collaborazione tra RSE e l’Osservatorio epidemiologico di Torino (ASL Torino 3) per lo sviluppo di un progetto di ricerca riguardante la correlazione tra Povertà Energetica e salute.

L’accordo si inserisce nel ramo di ricerca sulla Povertà Energetica, su cui RSE è attiva da molti anni: a partire dalle sperimentazioni nelle abitazioni di edilizia popolare a Milano, per arrivare alle azioni di mitigazione messe in campo con il progetto ASSIST 2gether, tramite la collaborazione con utilities ed enti del terzo settore.

Proprio in seguito all’ emergenza da COVID-19, in assenza di sussidi, la crisi economica avrà un forte impatto sulle fasce più deboli di popolazione ed acuirà le differenze sociali: ciò potrebbe portare ad un forte inasprimento delle difficoltà nel pagamento delle bollette e quindi ad un incremento nel numero di utenti vulnerabili.

A queste problematiche si aggiunge il tema della decarbonizzazione: nonostante nei giorni di chiusura vi siano state notevoli diminuzioni dei consumi e della concentrazione di inquinanti in atmosfera, il ritorno a condizioni “normali” deve essere accompagnato da un proseguimento delle azioni volte a raggiungere gli sfidanti obiettivi al 2030 e al 2050. Qualunque provvedimento, però, deve tenere conto delle necessità di tutte le fasce di popolazione, comprese quelle vulnerabili: nessuno deve essere lasciato indietro.

Gli utenti vulnerabili, spesso, vivono in case a bassissima efficienza energetica: per loro, l’unico modo di contenere i consumi (soprattutto di climatizzazione invernale ed estiva), come anche dimostrato dal progetto “Energia su Misura”, è “non consumare”, ossia non raggiungere le condizioni di comfort minimo, per non spendere. In questo caso non si parla però di efficienza energetica, ma di risparmio energetico, a discapito della qualità di vita delle persone.

Gli attuali sussidi per l’efficienza energetica, infatti, prevedono un rimborso a consuntivo (tramite dichiarazione dei redditi) di parte delle spese sostenute: nonostante negli ultimi anni sia stata introdotta la possibilità di cedere il credito a finanziatori o fornitori, rimane comunque necessaria la disponibilità economica per sostenere parte degli investimenti di riqualificazione, spesso gravosi. Per effettuare tali interventi è poi necessario essere proprietari dell’abitazione, condizione che, soprattutto nelle città, si verifica raramente nel caso di utenti vulnerabili. L’unico sostegno concreto alle famiglie con basso reddito, al momento, è il Bonus Sociale, che copre parte delle spese della bolletta e viene erogato solo in base al reddito, e non alle reali esigenze di consumo della famiglia (nonostante ci sia una parametrizzazione per fasce climatiche e numerosità familiare, non vi è nessun riferimento alla tipologia di abitazione o alla tipologia di impianto, che possono incidere notevolmente sui consumi, soprattutto di riscaldamento).

Secondo l’OMS, un risparmio energetico conseguito abitando in case in condizioni malsane, ossia troppo fredde in inverno, troppo calde in estate e troppo umide (con eventuale presenza di muffe) può avere gravi conseguenze sulla salute degli occupanti: in particolare, vi sono comprovati rischi di incremento di patologie cardiache e respiratorie, sia con effetti mortali (es. infarti) che con conseguenze croniche. Inoltre, un’eccessiva umidità aumenta la probabilità di sviluppo di asma nei bambini. Si valuta che vi sia anche una maggiore probabilità di incorrere in patologie psichiatriche, per bambini ed adulti, e ci possano essere conseguenze sullo sviluppo dei neonati sia durante la gravidanza (ridotta crescita fetale, aumentata probabilità di aborti spontanei e morte in utero) che nei primi anni di vita (rallentamento della crescita) ma non vi sono ancora sufficienti evidenze in proposito.

Per ovviare a questa serie di problemi, servono interventi concreti da parte di un decisore politico.

In particolare, la riqualificazione energetica degli edifici è una strategia in grado di ridurre “alla base” l’entità del fenomeno, garantendo una riduzione dei costi energetici che consente di mantenere all’interno dei locali un minimo livello di comfort e riducendo la probabilità di contrarre le citate patologie. Tale azione avrebbe, quindi, l’effetto di ridurre sia il carico di malattia che la pressione delle sue conseguenze sul sistema sanitario, in termini di costi e occupazione delle strutture, oltre a contribuire anche alla rigenerazione urbana di aree spesso degradate

L’“internalizzazione” dei costi sociali evitati, in particolare quelli a carico della sanità, al momento non considerati nella valutazione dei tempi di ritorno degli investimenti di riqualificazione, potrebbe favorire la sostenibilità degli interventi di riqualificazione di edifici di edilizia residenziale pubblica, creando un circolo virtuoso di utilizzo delle risorse. A sua volta l’“internalizzazione” dei costi marginali per la sanità di politiche non sanitarie è fortemente raccomandata dalla strategia “Salute in Tutte le Politiche” adottata nel 2008, a cui il Ministero della Salute sta dando seguito con un’apposita azione concertata nell’ambito della Joint Action Europea Health Equity Europe.

Per cercare di stimare i potenziali costi sociali indotti dalla povertà energetica e verificare i potenziali benefici indiretti associati al suo contrasto, è stato avviato da RSE e Osservatorio Epidemiologico di Torino (ASL TO3 Piemonte), un progetto pilota sull’area di Torino; l’obiettivo del progetto è verificare se sia possibile stimare, per un campione di famiglie classificate in povertà energetica, una maggiore probabilità di contrarre malattie associate al degrado abitativo, una maggiore propensione all’uso dei servizi sanitari, e valutarne l’impatto economico sulla spesa pubblica.

Partendo da metodologie consolidate in Inghilterra e Francia (dove, è utile ricordarlo, esistono database statistici che correlano direttamente l’efficienza energetica delle abitazioni con i parametri legati a povertà energetica e salute), l’obiettivo è di sviluppare una metodologia che permetta di valutare, per il caso italiano, con i dati statistici a disposizione, se vi sia una maggiore incidenza di determinate patologie all’interno delle famiglie economicamente vulnerabili. In particolare, RSE si occuperà di calcolare, per varie tipologie di famiglie, con le loro abitazioni caratteristiche, un fabbisogno energetico, che si traduce in una spesa, e valutare, per diverse zone della città di Torino, quali siano i tassi di povertà energetica, tramite analisi dei dati relativi alle spese delle famiglie (database ISTAT 2015). A complemento di ciò, ASL Torino si occuperà invece di analizzare l’incidenza delle patologie, indicate dall’OMS e dalla letteratura come correlate a scarsa efficienza dell’abitazione, nelle zone a maggiore o minore prevalenza di povertà energetica, ed il costo associato alla cura di tali patologie. Ciò permetterà di verificare se ci sia, anche nel caso italiano (o, perlomeno, torinese) un pattern che colleghi povertà energetica e salute e quale sia il suo impatto sulla spesa sanitaria pubblica. Tale metodologia sarà poi generalizzata e validata per l’applicazione in altre realtà sul territorio nazionale, tramite collaborazioni con Regioni, ASL ed altri enti locali.

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